Incontro con l’On. Toni Ricciardi

Incontro con l’On. Toni Ricciardi, neoeletto parlamentare nella Circoscrizione Europa

di Carmelo Vaccaro

Con l’ultima tornata elettorale italiana, lo scorso 22 settembre, insieme al taglio elettorale si è drasticamente indebolita la rappresentanza parlamentare all’estero. Da 12 deputati e i 6 senatori, la nostra rappresentanza si riduce così a 8 deputati e 4 senatori per i quasi 6 milioni di italiani nel Mondo iscritti all’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero (AIRE).

Nelle passate legislature, gli italiani all’estero hanno risentito di diverse carenze come quella della riforma di un’accettabile legge per le elezioni dei Com.It.Es. e tassazioni sui beni immobili con un parziale utilizzo.

Comunque, oltre alla riduzione dei parlamentari, 3 deputati e 1 senatore per l’Europa, le ultime politiche hanno modificato l’assetto rappresentativo-politico, escludendo tanti parlamentari uscenti per dare fiducia a nuove figure con l’auspicio di meglio recepire le esigenze che gli italiani fanno presenti da qualche tempo.

Una di queste nuove figure politiche emergenti è il ginevrino On. Toni Ricciardi, che ci ha concesso questa intervista per conoscerlo meglio e scoprire quali sono i suoi obiettivi per il mandato affidatogli dagli elettori italiani in Europa.

On. Ricciardi, intanto complimenti per la sua elezione al parlamento italiano.
In quanto Segretario del Partito Democratico in Svizzera, ha vissuto da vicino molte tematiche che hanno penalizzato gli italiani all’estero, in primis la riduzione dei parlamentari e quindi una rappresentanza più debole. Con quale spirito intende affrontare il suo mandato per soddisfare, o almeno provarci, le esigenze degli italiani all’estero?

Sul taglio credo di essermi espresso in maniera chiara e in tempi non sospetti. Purtroppo, nella scorsa legislatura è mancata la trasversalità che andasse oltre le bandiere di apparenza, che sarebbe stata utile a salvare la nostra rappresentanza. Si è preferito adottare una strategia diversa. Per il resto, il metodo sarà quello di evitare che si continui a trattare gli e le elette all’estero come una riserva indiana.

Oggi gli italiani all’estero non vogliono impegnarsi nell’associazionismo o nella decisione di eleggere rappresentanze italiane all’estero, che siano Com.It.Es. o nelle votazioni italiane, perché non le conoscono affatto oppure, proprio perché le conoscono, nutrono una scarsa fiducia in esse. Come possiamo migliorare questa drammatica situazione?

Intanto serve un’adeguata comunicazione, adeguate risorse e soprattutto un enorme lavoro che tutte e tutti dobbiamo svolgere. Inoltre, è necessaria una riforma strutturale della rappresentanza stessa, di cui mi sto già occupando. I Com.It.Es. devono essere equiparati ai consigli comunali e assumere, si spera, una maggiore funzione, nonché ottenere una maggiore considerazione.

IMU, TARI, canone TV, corsi d’Italiano sono sempre temi sensibili per l’italiano all’estero, come pensa di proporsi su questi temi?

Sono temi diversi che da soli meriterebbero un approfondimento specifico. Per quanto riguarda gli aspetti fiscali, cercherò di realizzare le proposte fatte in campagna elettorale visto che ho chiesto e ottenuto di stare nella commissione finanze, luogo dove si decidono questi aspetti. Dopodiché, conscio di esser all’opposizione, proverò a convincere le e i colleghi di maggioranza a sostenere insieme queste soluzioni.

L’emigrazione italiana conosce alti e bassi, dall’Unità d’Italia ma non si arresta mai. Da autorevole storico delle migrazioni come interpreta o motiva questo fenomeno tutto italiano, di costante emigrazione?

In realtà il fenomeno riguarda molti paesi dell’Europa, Svizzera compresa. Nello specifico, la situazione italiana è aggravata non dall’alto e costante numero delle partenze, bensì, dal basso numero di rientri. Quella è la vera piaga. Non il fatto che le ragazze ed i ragazzi partono per fare esperienze, anzi, il problema è che le misure per farli rientrare sono limitate al mero incentivo fiscale. Tra i più alti, ma sempre di questione fiscale si parla. Da questo punto di vista, sto già lavorando ad una proposta organica sullo smart working che potrebbe essere una soluzione.