La SAIG incontra S.E. l’Amb. Vincenzo Grassi

La SAIG incontra S.E. l’Amb. Vincenzo Grassi

La SAIG incontra S.E. l’Amb. Vincenzo Grassi, Rappresentante Permanente d’Italia presso l’ONU e le Organizzazioni Internazionali a Ginevra

In qualità di Rappresentante Permanente presso le Organizzazioni Internazionali in Ginevra dallo scorso gennaio, S.E. Vincenzo Grassi, rappresenta la posizione italiana su tutti i temi sensibili che toccano il mondo multilaterale.
La redazione de “La Notizia di Ginevra” ha incontrato S.E. Grassi per trattare alcuni temi sensibili quali: conflitti e crisi umanitarie; cambiamenti climatici; proliferazione nucleare; povertà e disuguaglianze e cybersecurity e minacce digitali.

Conflitti e crisi umanitarie: Quali sono le principali strategie dell’ONU per affrontare i conflitti e le crisi umanitarie attuali?”

A Ginevra c’è questo famoso detto, cui nelle Nazioni Unite, New York è il ristorante Ginevra la cucina. Ovvero, il polo ginevrino, rispetto a quello newyorkese è più operativo e meno politico. Nella cucina ginevrina in effetti si preparano molti piatti che dipendono però anche dagli equilibri generali che si delineano a New York nel Consiglio di sicurezza nell’Assemblea Generale. Quindi diciamo il taglio ginevrino non è soltanto un taglio strategico volto ad impedire le crisi, ma piuttosto un luogo per evitare che abbiano effetti eccessivamente impattanti sulle popolazioni, sui civili.

Si tratta di un compito difficile perché, come tutti vedono anche semplicemente aprendo un giornale o guardando la televisione, il numero di crisi umanitarie è molto aumentato negli ultimi anni sia per instabilità geopolitiche sempre crescenti anche in continenti come l’Europa che ne sembravano relativamente risparmiati, ma anche per cause che non sono esclusivamente geopolitiche. Basti pensare ai cambiamenti climatici, agli squilibri nella distribuzione della popolazione, e ai fenomeni migratori.

Tutte queste vicende contribuiscono alla complessità dei fenomeni. Per esempio, nel 2023, una delle catastrofi umanitarie più importanti è stata quella dovuta al terremoto in Turchia e Siria, che quindi non ha una derivazione direttamente politica ma ha inciso su aree nelle quali già c’erano state enormi problematiche sia sul piano umanitario che sul piano bellico. Quindi effettivamente le Nazioni Unite hanno il compito, soprattutto le Organizzazioni e le agenzie qui a Ginevra come la Croce Rossa, o l’Alto Commissario per i Rifugiati (che tra l’altro è italiano), di mobilitare l’attenzione degli Stati membri, che restano in ultima analisi sono gli stakeholders principali delle Organizzazioni Internazionali, affinché rendano disponibili risorse finanziarie ed umane necessarie a far fronte ad un numero di crisi che tende a crescere.

Vi è un secondo aspetto, se vogliamo meno ginevrino, ma forse più importante, che è quello di cercare di prevenire il verificarsi di queste crisi e lì ovviamente il discorso sarebbe molto più lungo e forse lo possiamo affrontare in una fase ulteriore di questa intervista.

Cambiamento climatico: “Quali azioni immediate sono in corso per affrontare l’emergenza climatica secondo l’Accordo di Parigi?”

Negli ultimi anni la percezione della gravità del fenomeno dei cambiamenti climatici, ma direi più che dei cambiamenti climatici della sostenibilità in generale, è molto cresciuta. Per un certo numero di anni, effettivamente, c’è stata una qualche forma di equiparazione fra la sostenibilità complessiva del pianeta e il cambiamento climatico. Negli ultimi anni si vede che il cambiamento climatico è un aspetto importantissimo, ma non è il solo. Infatti, non basta soltanto adottare misure come la riduzione delle emissioni di CO2, o un certo numero di cambiamenti nel mix energetico che privilegi le fonti rinnovabili rispetto ad altre, ma è prioritario affrontare alcuni aspetti che riguardano la sostenibilità e che hanno un’incidenza sul cambiamento climatico. Alcune sono direttamente legate al cambiamento climatico, come la siccità, o l’aggravarsi di un certo numero di eventi estremi che si ripetono, altre, come la perdita di biodiversità che per alcuni Paesi è molto grave, o il diffondersi delle specie aliene invasive, sono legate anche ad altri fattori, ed hanno comunque un forte impatto.

Il problema principale a cui si trova di fronte nel quadro dell’’accordo di Parigi che di un’altra serie di iniziative in corso per il contrasto al cambiamento climatico e per assicurare la sostenibilità è, come in quasi altro ambito delle Nazioni Unite, il finanziamento delle misure richieste è oneroso. É costoso per i Paesi industrializzati ed è ancora più per i Paesi che hanno poche risorse e che quindi debbono trarle dal sistema generale.

L’Italia è uno dei Paesi che in questa fase è più impegnato a richiamare l’attenzione della comunità internazionale sul legame sempre più stretto che c’è tra cambiamento climatico, perdita di sostenibilità e movimenti migratori. Le popolazioni soprattutto nell’Africa subsahariana sono in movimento molto spesso non solo per guerre carestie ma anche per effetti del cambiamento climatico. Quindi quest’ enorme massa di persone tende a risalire dall’Africa subsahariana verso i paesi del Nord Africa e quindi poi il passo successivo è inevitabilmente andare verso l’Europa. Geograficamente il primo paese dove si va quando si passa dal Nord Africa all’Europa è l’Italia. In parte anche la Spagna e la Grecia, ma essenzialmente l’Italia.

Povertà e diseguaglianze: Quali misure concrete l’ONU sta adottando per affrontare la povertà e le diseguaglianze nel mondo?

Questo uno dei temi fondamentali per l’ONU. La stessa Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo parte dal presupposto che non può esserci dignità umana se non c’è un minimo di accesso ai beni essenziali primari.
La povertà e le diseguaglianze sono sempre esistite nella comunità internazionale. Quello che è cambiato profondamente negli ultimi anni è il modo in cui sono percepite oggi grazie alle tecnologie della comunicazione, a internet, e alla rete globale. Anche nelle aree remote dei Paesi più poveri. Si vede come si vive nelle aree ricche, e questo 40 anni fa non era possibile. Anni fa, in un piccolo villaggio africano nessuno sapeva che tipo di vita si conducesse a Los Angeles a Milano o a Pechino, mentre adesso non è più così. Quindi la visibilità che rende le diseguaglianze meno accettabili.

É anche vero che nel campo economico in alcune aree diseguaglianze sono diminuite e questo bisogna riconoscerlo. Ci sono Paesi che fino a 30-40 anni fa potevano essere considerati come sostanzialmente poveri. La Cina era uno di questi. Oggi la Cina, così come l’India, è una delle grandi potenze mondiali. Ci sono anche nuovi Paesi che si affacciano con delle ambizioni maggiori sulla scena internazionale che in parte hanno superato il problema della povertà delle diseguaglianze.

Le Nazioni Unite sono impegnate soprattutto su due aree che sono fondamentali ai fini della attenuazione delle diseguaglianze: la sicurezza alimentare e l’educazione. In materia di sicurezza alimentare, perché soprattutto il polo romano delle Nazioni Unite (quello che comprende la FAO, l’IFAD etc.) ha molti programmi che aiutano i paesi specie quelli più poveri o quelli che hanno economie monoculturali. Roma, tra l’altro, ha ospitato da poco un vertice sulla sicurezza alimentare.

Il secondo aspetto, è quello dell’educazione, e soprattutto dell’accesso all’educazione delle ragazze che in molti paesi del Sud del mondo è stato praticamente negato a volte per ragioni economiche a volte anche per ragioni ideologiche e culturali. Consentire lo sviluppo di quello che si chiama il capitale umano è a lungo termine altrettanto importante. La sicurezza alimentare serve per non morire di fame adesso, l’educazione serve per poter creare società più prospere ed inclusive nel futuro.

Cybersecurity e minacce digitali: Quali sono le principali sfide che l’ONU affronta nella promozione della cybersicurezza e nella mitigazione delle minacce digitali?

Questa è una domanda sulla quale si potrebbe tenere un convegno di varie settimane. Diciamo che il ritmo delle rivoluzioni tecnologiche è tale che si fa in tempo a elaborare una strategia per sapere ad esempio come garantire la libertà online o come diffondere nuovi tipi di criminalità online, che già, quelle misure che diventano obsolete rispetto alla minaccia che vogliono affrontare.

L’ITU sta facendo uno sforzo per arrivare a creare standard in qualche modo condivisi. Ma è chiaro che in materia di Cyber Security il campo è sconfinato perché la Cyber Security ha implicazioni in tutti i campi: militare, di intelligence, di applicazione industriali e tutto questo impatterà in maniera drammatica lo sviluppo delle intelligenze artificiali. Adesso noi vediamo l’alba, ma dall’alba fino alla metà della giornata credo che vi saranno evoluzioni per cui probabilmente fra 35-40 anni il tipo di società digitale o di società tout-court nella quale vivremo non rassomiglierà moltissimo a quella attuale. Del resto questo è un fenomeno che la mia generazione ha in parte vissuto. Quando avevo 10 anni non immaginavo che diciamo nella parte finale della mia vita professionale avrei passato tante ore al giorno con un telefonino. Allora si compilavano dei numeri con un rotore.

Comunque tutte le domande che mi avete rivolto mi portano ad una riflessione su quello che forse in questo momento è l’approccio strategico più importante che hanno le Nazioni Unite ovvero i “Sustainable Development Goals”. Si tratta di una serie di obiettivi senza i quali sarà impossibile creare una società armonica, un multilateralismo progressivo che aiuti l’umanità a vivere meglio e più pacificamente. Questi “Sustainable Development Goals” generano un documento che verrà discusso a New York che si chiama “Our Common Agenda” cioè quali sono le priorità su cui nonostante tutte le diversità che possiamo avere sul piano religioso, sul piano culturale occorre trovare consenso. Da qui è nata poi l’idea di organizzare nel 2024 un “Summit of future” che, da questi due componenti (“Sustainable Development Goals” e “Our Common Agenda”) individui un terreno comune su azioni minimali che dobbiamo comunque avviare se non vogliamo correre rischi molto gravi. È chiaro che una parte di questi documenti sono stati concepiti prima del febbraio 2022 e questo indubbiamente è un fatto di cui non possiamo non tenere conto. Però forse non dobbiamo neanche eccessivamente drammatizzare la situazione presente pensando che l’attuale stato attuale di forte tensione e polarizzazione geopolitica durerà per sempre. La speranza di quelli che lavorano all’interno delle Nazioni Unite, e certamente di Stati come l’Italia, è quella che ad un certo punto il multilateralismo possa produrre nuovamente una definizione di regole comuni e di priorità condivise per affrontare sfide che ormai nessun Paese può vincere in modo isolato.

Carmelo Vaccaro & Agnese Trevisan