Incontro con Carmelo Vaccaro: parliamo di donne

Giornata della Donna: la Notizia di Ginevra intervista Antonella Scarinci e Lucia Nasel Fioravanti

di Carmelo Vaccaro

In occasione dell’8 marzo, Giornata della Donna, “La Notizia di Ginevra” ha incontrato Antonella Scarinci e Lucia Nasel Fioravanti, due donne impegnate in diversi fronti che spaziano dalla politica al sociale, dall’insegnamento al mondo bancario.

Antonella Scarinci “A Ginevra da 24 anni, lavora nel settore bancario, dove si occupa di compliance, cioè del rispetto delle normative svizzere e internazionali all’interno della banca, e dirige un piccolo gruppo composto di sole donne. Si è sempre occupata di politica nell’alveo del centrosinistra. Ama la lettura e la buona cucina. Sposata e madre di due figli”.

Lucia Nasel Fioravanti “Nata in Italia e arrivata in Svizzera all’età di 1 anno, ha scoperto e amato la politica quando aveva 13 anni, e aderito al femminismo al liceo, attraverso figure come Simone de Beauvoir. Da 40 anni, insegna francese, cultura generale, e ha lavorato come formatrice di insegnanti nel settore dell’educazione ai media e della storia e estetica del cinema. Madre di due figlie e nonna da cinque anni”.

Lucia, cos’è cambiato nel ruolo della donna negli ultimi 100 anni e come vedete la situazione delle donne nel mondo oggi?

Molte cose sono cambiate in un secolo, ma purtroppo non ancora dappertutto. Da un punto di vista educativo e culturale, il più grande cambiamento è stato per le donne poter andare a scuola, imparare un mestiere, poter scrivere e parlare, uscire finalmente dallo schema «sei nata per sposarti e fare figli.» Questa è stata la grande rivoluzione, ma è stata possibile laddove c’erano possibilità economiche e democrazia; è evidente che per le donne dei paesi molto poveri e per le donne che vivono in regimi totalitari, il cammino non è stato lo stesso e non è affatto compiuto. Aggiungerei che il progresso dei diritti delle donne in questo ultimo secolo è stato accompagnato da conquiste storiche: la laicità, il diritto di voto, il diritto al divorzio, il diritto all’aborto.

Oggi, nei paesi democratici, le donne studiano di più, lavorano fuori dal nucleo familiare, si impegnano in politica, in economia, in cultura. Ma rimangono disparità salariali, educative e culturali. Per molte, troppe donne, il famoso tetto di vetro rimane un freno all’autonomia e alla parità. Dobbiamo continuare a lottare, a scuola e in famiglia.

Antonella, e in Europa?

In Europa oggi le donne, rispetto a 100 anni fa, hanno formalmente gli stessi diritti degli uomini, possono studiare, lavorare, votare, divorziare ecc, ma come dice bene Lucia, c’è ancora un “tetto di vetro” sopra di noi che va spezzato.

Vorrei citare una tra le tante disparità, quella salariale: in Svizzera le donne guadagnano fino al 24 % in meno rispetto agli uomini a parità di lavoro, e in Italia siamo intorno al 15%. Questo implica, nel futuro, pensioni più basse che replicano l’ingiustizia, anche perché molte donne hanno percorsi “spezzettati” dovuti alla cura di figli e genitori, o a lavori saltuari o part-time. L’UE si sta occupando di questo tema, e speriamo che le cose cambino presto.

Ma la vera sfida dei nostri giorni e passare dalla parità di genere alle pari opportunità.

Lucia, i problemi che ancora oggi sono contestati e contrastanti, in Italia o in Svizzera, legati alla figura femminile, sono dovuti solo al modo di vederle degli uomini o anche da parte delle stesse donne?

Io risponderei che i problemi che ancora oggi sono presenti sono dovuti a entrambi, uomini e donne. La parità di genere è ovviamente legata a una visione della società, progressista, liberale, riformatrice, moderna, e chi non condivide questa idea di società, preferirà il modello detto tradizionale: uomini che studiano, lavorano e fanno carriera, e donne che rivestono il ruolo di Cenerentola aspettando di sposarsi e di restare a casa lavorando senza riconoscenza salariale all’educazione dei figli e alla cura della casa. La scuola deve e dovrà avere un ruolo essenziale per orientare ragazze e ragazzi a considerarsi uguali in tutti i settori della vita.

Antonella, Nel mondo e in maniera crescente, si vede la donna che, dopo e oltre la maternità, avendo poco spazio tra gli uomini, hanno quel desiderio di realizzarsi mettendosi in proprio con progetti di successo: questo non dovrebbe far riflettere seriamente al mondo della politica o dell’economia e promuovere maggiormente questo fenomeno positivo?

Occorre un salto di qualità. La parità formale non è parità se non ci sono pari opportunità per donne e uomini. Una donna che lavora ha bisogno di non essere relegata ai piani bassi della gerarchia, ma di crescere e far carriera con le stesse opportunità dei colleghi uomini, avendone le capacità. Non si tratta di quote rosa, ma di valorizzare le competenze di ognuno, che sia uomo o donna. Spesso noi donne dobbiamo dimostrare di essere brave il doppio di un uomo, per ottenere la metà in termini di riconoscimento. Molte donne si mettono in proprio per questo motivo: per far crescere il proprio progetto senza chiedere il permesso a nessuno. Per questo è importante incentivare il lavoro femminile in tutte le sue forme, dipendente e in proprio. Perché l’indipendenza economica dalla famiglia d’origine o dal marito aumenta le possibilità per la donna di fare scelte proprie.

Lucia, il 25 Novembre, Giornata Mondiale contro le Violenze sulle Donne. Una sensibilizzazione planetaria contro il femminicidio e, pertanto, la donna continua ad essere oggetto violenze estreme. Perché succede ciò e quali potrebbero essere le soluzioni per incidere meglio sul problema?

Questa è una grande tragedia, che colpisce donne di tutti i ceti sociali, presente nei paesi ricchi e democratici. Difficile dare una risposta, ma una delle cause rimane la definizione dei ruoli nelle nostre società. Finché certi uomini penseranno di essere padroni delle mogli, compagne, fidanzate, figlie, sorelle, picchieranno piuttosto di confrontarsi. È un modello assurdo, ingiusto per le donne, che, se non si sono conquistate la propria indipendenza economica, hanno anche difficoltà a lasciare questi uomini violenti. La società deve organizzare più strutture per accogliere e accompagnare queste donne, spesso abbandonate da tutti, e la scuola deve integrare l’educazione alla parità.

Antonella, nel prossimo futuro, la donna riuscirà, secondo voi, a spuntarla e migliore la propria posizione anche nei paesi laddove è ancora in una posizione d’inferiorità culturale?

Io penso di sì, ma il problema non è solo femminile, è un problema di società. Le donne devono continuare a combattere il sessismo e gli stereotipi sia nel linguaggio (gli esempi sui social contro le donne sono quotidiani) che nella vita di ogni giorno. Ma è necessario che gli uomini migliori sostengano le loro compagne, mogli e figlie nelle loro battaglie. La libertà è contagiosa; se le donne sono più libere, se gli stereotipi di genere cadono, se le capacità di donne e uomini sono riconosciute, anche gli uomini saranno più liberi.

Lucia, per finire, la donna in politica. In Europa la donna viene valorizzata nella politica di tanti Paesi, in Francia in Italia o anche nel Regno Unito, purtroppo, non riesce a sfondare, perché secondo voi?

Per esempio, a una donna che fa politica, si chiede sempre come fa a conciliare vita professionale e vita familiare; mai questa domanda viene fatta agli uomini, come se i figli fossero solo delle mamme. Delle donne in politica si parla del loro aspetto fisico, del loro modo di vestire, delle loro incompetenze vere o false, della loro vita privata e familiare; gli uomini non ricevono lo stesso trattamento. Ci vuole quindi molto coraggio per una donna in politica, perché società e colleghi troppo spesso gli fanno sentire che quello non è il suo posto.

Antonella e Lucia, due donne di spessore, di carattere che sanno come affrontare le tematiche delle donne senza mai cadere nel patetico pietismo, anzi, sempre pronti ad affrontare le tematiche che spesso mal comprese o addirittura ignorate.

Un fervido augurio a tutte le donne, per un futuro rigoglioso di meritati successi, volti a dimostrare una giusta parità di diritti tra gli esseri umani, nella maniera delle competenze e del savoir-faire e non determinati dal sesso.

W la donna intesa come il futuro dell’umanità!