Buone notizie dal fronte Covid

Buone notizie dal fronte Covid

Buone notizie dal fronte Covid: le vaccinazioni iniziano a mostrare i risultati tanto attesi

della Dott.ssa Ilaria Di Resta

Questa volta iniziamo con le buone notizie: abbiamo finalmente i primi dati dei paesi che hanno iniziato a vaccinare in maniera massiva i propri cittadini, soprattutto Israele e USA, dove si è registrato un drastico calo delle infezioni da Sars-CoV-2. E’ la notizia che stavamo tutti aspettando! Infatti è evidente che le misure di contenimento non sono sufficienti a controllare l’infezione e abbiamo bisogno di altro. Di fatto in molti paesi europei, nonostante l’isolamento, il distanziamento, precauzioni drastiche fino ad arrivare al coprifuoco, stiamo assistendo ad una nuova crescita dei casi. Da un lato abbiamo quindi i vaccini a disposizione, dall’altro ancora paesi e sistemi ospedalieri messi a dura prova dalla possibile terza ondata dell’infezione, innescata soprattutto dalle varianti che abbiamo descritto il mese scorso.

Non voglio addentrarmi in disquisizioni politico/organizzative, ma è sotto gli occhi di tutti che la campagna vaccinale poteva essere gestita con maggiore efficienza sia qui da noi in Svizzera, sia in Italia e negli altri paesi Europei, ma si sta cercando di recuperare il tempo perso. Anche la distribuzione dei vaccini da parte delle case farmaceutiche, così come i diversi passaggi regolatori per ottenere l’autorizzazione alla distribuzione nei diversi paesi europei, poteva essere ottimizzata per rendere i vaccini disponibili nel minor tempo possibile. Inoltre, la definizione delle categorie a rischio e la conseguente lista di priorità per le vaccinazioni è stata definita in modo diverso nei diversi paesi creando discrepanze e incongruenze, ma ciò che conta ora è che la campagna vaccinale continui senza ulteriori rallentamenti e che si raggiunga al più presto la cosiddetta immunità di gregge.

L’immunità di gregge è quel meccanismo per cui la maggior parte di una popolazione è immune nei confronti di una infezione (o perché l’ha contratta o perché è stata vaccinata), per cui l’agente patogeno ha difficoltà a trovare nuovi soggetti da infettare, con una conseguente riduzione del rischio di infezione: in questo modo l’epidemia non ha la possibilità di crescere e rimane sotto controllo. Ad inizio pandemia per raggiungere l’immunità di gregge si era ipotizzata una copertura vaccinale del 60-70%, ma ora, a causa della grande diffusione dell’infezione, si punta all’80% e oltre.

Uno dei fattori che ha fatto aumentare la percentuale di soggetti immuni necessari, è la presenza delle nuove varianti: quella inglese, che oltre ad essere più contagiosa sembra più letale, quelle sudafricana e brasiliana, che sembrano aggirare le difese immunitarie acquisite da infezioni precedenti, per cui si sono verificati diversi casi di reinfezione da parte di soggetti che avevano contratto la malattia col virus non mutato. L’altra cosa importante da tener presente per il raggiungimento l’immunità di gregge è che nessun vaccino ha una efficacia del 100% (cosa tra l’altro assolutamente normale per qualsiasi vaccino).

Nel nostro caso abbiamo un’efficacia intorno al 95% con Pfizer e Moderna e un’efficacia che si ferma al 62% per Astrazeneca, autorizzato in Italia, ma non in Svizzera. Di recente l’agenzia Europea ha anche approvato il vaccino di Johnson&Johnson che riporta un’efficacia del 67% con l’enorme vantaggio di un’unica dose; infine diversi paesi stanno valutando la possibilità di utilizzare il vaccino Russo, Sputnik, del quale diverse agenzie stanno analizzando i dati di efficacia e sicurezza. Le armi a nostra disposizione diventano sempre di più e si conta di poter raggiungere l’immunità di gregge entro l’autunno di quest’anno, io me lo auguro vivamente.

Nel frattempo si è svolta un’indagine dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) per comprendere meglio la nascita di questa terribile pandemia. Ricorderete sicuramente che tutto è partito da un da Wuhan, nella Cina orientale.

Durante l’indagine le quattro ipotesi vagliate sull’inizio del contagio sono state:

1)trasmissione diretta del coronavirus da una specie animale all’uomo
2) salto attraverso una specie intermedia
3) diffusione attraverso la catena alimentare
4) errore di laboratorio

Gli esperti dell’OMS escludono che il Sars-CoV-2 sia sfuggito dal laboratorio di Wuhan e non sembra utile continuare a cercare in quella direzione. Invece le prime tre ipotesi devono essere ulteriormente indagate. Per quanto riguarda l’animale dietro la pandemia, i pipistrelli restano i maggiori indiziati, ma bisogna continuare a studiare per poter identificare la specie intermedia che ha permesso al coronavirus di entrare in contatto con l’essere umano. Allo stato attuale delle informazioni disponibili gli esperti dell’OMS non si sbilanciano nemmeno sulla nazionalità dei pipistrelli. Si era ipotizzato che fossero implicate le grotte dello Yunnan, lontane duemila chilometri da Wuhan, dove aveva fatto molte ricerche la professoressa Shi Zhengli dell’Istituto di Wuhan, soprannominata Bat Woman.

Gli esperti dell’OMS non escludono che i pipistrelli portatori del coronavirus possano essere annidati in altri Paesi fuori dalla Cina e il percorso potrebbe essere stato molto complesso. Inoltre sembrerebbe che il mercato di Wuhan non sia il luogo dove è stato individuato il primo caso di infezione ed il team cinese che ha affiancato gli esperti internazionali ritiene che si debba investigare nella catena alimentare dei prodotti surgelati di importazione. Rimane la domanda sul perché la prima esplosione dell’epidemia ha investito Wuhan. Gli investigatori dell’OMS dicono che bisognerà studiare ancora, per capire e prevenire nuove pandemie e per arrivare alle radici di questa. Dopo 13 mesi, 120 milioni di malati e 2,6 milioni di morti, il mondo aspetta ancora una risposta.