Ilaria Di Resta: Covid-19: Siamo nel panico?

Ilaria Di Resta: Covid-19: Siamo nel panico?

Covid-19: Siamo nel panico?

della Dott.ssa Ilaria Di Resta

Dopo una lunga pausa facciamo il punto della situazione sulla pandemia. Siamo stati travolti da una nuova ondata di infezioni, questa volta guidata dalla variante omicron, variante che si è generata in Africa e si è velocemente propagata in tutto il mondo diventando, insieme alla delta, la variante maggiormente presente in questo momento. Inoltre, la variante Omicron ha dimostrato di aggirare la risposta immunitaria, infettando anche chi ha già concluso il ciclo vaccinale, contribuendo all’incremento del numero delle infezioni giornaliere.

Veniamo costantemente bombardati da notizie di persone contagiate e da numeri che crescono ovunque di giorno in giorno, ma proviamo a guardare i dati con razionalità e senza farci prendere dal panico. Ad oggi più di 300 milioni di persone hanno avuto il Covid-19 nel mondo; nella giornata di oggi (6 gennaio 2022) in Svizzera vengono segnalati 26 mila nuovi casi, mentre i decessi registrati sono 11. Se paragoniamo questi numeri con i numeri di un anno fa (il 6 gennaio 2021 i contagiati erano 4.168 e 68 i morti), ci rendiamo conto di come nonostante il numero di persone infette sia più di sei volte maggiore, il numero di pazienti ospedalizzati e di decessi è di sei volte inferiore. Se guardiamo su larga scala anche agli altri paesi, la situazione è sovrapponibile.

Quindi, se da un lato c’è un continuo incremento delle persone positive rispetto alle settimane precedente, i dati sui ricoverati e sui decessi, pur crescendo costantemente, sono ben lontani dai picchi che abbiamo toccato un anno fa, soprattutto se rapportati al numero dei contagi. Questo, bisogna ripeterlo e sottolinearlo, è soprattutto grazie alla campagna vaccinale. D’altra parte, dopo le prime due dosi a cui la maggior parte della popolazione dei paesi industrializzati si è sottoposta, oggi ci viene richiesto a gran voce di procede alla terza dose di vaccino per poter potenziare la nostra risposta immunitaria.

Confesso che nella gestione delle dosi di richiamo siamo al momento un po’caotica e, dopo una iniziale raccomandazione di attendere sei mesi dalla seconda dose, oggi viene raccomandato di procedere alla terza dose dopo 4/5 mesi dalla seconda. Purtroppo, i sistemi sanitari non riescono a gestire numeri così grandi di vaccinazioni e questo potrebbe causare sicuramente ritardi nelle somministrazioni e frustrazione nella popolazione. Inoltre, c’è chi ipotizza già di una possibile quarta dose, ma credo sia ancora prematuro parlare di questo.

Sicuramente gli esperti concordano che siamo in una fase nuova: quello che conta è la situazione negli ospedali, e non solo quella dei positivi, perché dobbiamo fare i conti con la saturazione delle terapie intensive e sovraccarico degli ospedali che per garantire il corretto funzionamento delle strutture sanitarie. Inoltre, è importante segnalare che i ricoverati sono per la maggior parte persone non vaccinate o in attesa del richiamo.

Il dato assoluto dei contagi rischia soltanto di spaventare e scoraggiare; le persone potrebbero addirittura essere tentate di pensare che i vaccini non servono a molto, mentre al contrario proteggono bene dalla malattia severa. Ovviamente, non possiamo smettere di contare i nuovi casi, fondamentalmente perché sulla base dei nuovi contagi è possibile estrapolare come si evolverà l’epidemia, senza trascurare che il numero di infezioni in tutto il mondo è sicuramente sottostimato dal momento che sono conteggiati solo i casi confermati con test antigenici e molecolari e non i molti asintomatici che, proprio perché non hanno sintomi, non si sottopongono a tampone.

Responsabilità delle autorità è quella di fornire numeri chiari e dati facili da capire, responsabilità dei cittadini, tutti, è quella di vaccinarsi per rallentare la corsa del virus.

Certo è che non siamo più disposti a sopportare uno stato d’emergenza di cui non si vede la fine, una sospensione indefinita del tempo ordinario delle nostre vite. Sempre più persone avvertono come prioritario e inderogabile il ritorno alla normalità, anche a costo di cambiare la propria idea su cosa sia una vita normale. Non possiamo continuare ad andare avanti così. Anche le quarantene devono essere riviste alla luce della reale possibilità di ammalarsi e di far parte di categorie a rischio, altrimenti si rischia una paralisi delle nostre vite.

Oppure, finalmente il virus perderà la sua potenza e diventerà solo una spiacevole influenza, come alcuni esperti già ipotizzano guardando alla bassa mortalità che si sta registrando con la nuova variante omicron, anche se la vaccinazione della gran parte della popolazione adulta ha sicuramente aiutato in questo senso. Al momento bisogna comunque tenere ancora la guardia alta ed essere prudenti ed attenti nel rispetto della salute propria e dei propri cari, riconoscere l’importanza della vaccinazione come atto di protezione non solo per se stessi, ma per tutti i nostri cari. Abbiamo bisogno di tornare a vivere e lo possiamo fare solo con uno sforzo collettivo di vaccinazione, oggi possibile anche per bambini e adolescenti.