Vietano l’ingresso “a cani e non vaccinati” uno scherzo o provocazione?

Vietano l’ingresso “a cani e non vaccinati” uno scherzo o provocazione?

Da un’art pubblicato sul web di 20minutes, lo scorso 20 settembre, inerente agli adesivi che ricordano i drammatici tempi dei “Vietato l’ingresso ai cani e agli italiani”.

“”Aziende prese di mira da una selvaggia campagna di adesivi

Un gruppo ha attaccato adesivi durante il fine settimana sulla facciata di diverse attività commerciali ginevrine. Vietano l’ingresso “a cani e non vaccinati”. Le reazioni si fondono.

Le ore buie della storia si invitano nuovamente nel dibattito sulle misure anti-Covid, in particolare sulla questione della proroga del certificato Covid. A Ginevra, questo fine settimana, adesivi rosso fiammante sono sbocciati sulle vetrine dei negozi delle “rues basses” della Città: Payot, Salt, Globus o persino Hugo Boss. Indicano che gli stabilimenti sono “Vietati ai cani e ai non vaccinati”, un chiaro riferimento alla xenofobia che ha regnato in Svizzera nei confronti degli immigrati transalpini per molti anni. All’epoca alcuni bar erano “vietati ai cani e agli italiani”. Lunedì mattina, prima dell’apertura dei negozi, erano ancora visibili gli adesivi, apposti all’esterno dei negozi.

Gruppo misterioso

All’origine di questi manifesti, un misterioso gruppo che si autodefinisce “cittadini responsabili e uniti”. Impossibile trovarne traccia su internet. La loro azione, ampiamente diffusa sui social network, ha innescato un vivace dibattito. “Una pila”, “dittatura” o anche “boicottaggio”, scrivono gli internauti convinti che si tratti di veri e propri divieti. Altri si chiedono chi tragga beneficio dal crimine. È un anti-pass che spinge oltre la provocazione o un pro-pass, come anche alcuni sembrano credere? In ogni caso, questo nuovo episodio non è destinato a calmare gli animi, anzi.

Raggiunto, il presidente della Società delle associazioni italiane di Ginevra, Carmelo Vaccaro, “condanna totalmente” l’uso di riferimenti “che riportano brutti ricordi”. Ritiene che questa sia “un’assoluta mancanza di rispetto per coloro che hanno sofferto di razzismo. Va troppo lontano”.

“Questo non ci rende servizio”

“Questo è ovviamente un falso, ha reagito Anne Niederoest, direttore delle comunicazioni delle librerie Payot. Questo atto è stupido, divide e non ci rende servizio». Indica che Payot ha ricevuto numerose telefonate e messaggi sui social network da persone che credevano fossero dei veri divieti. La libreria presenterà una denuncia penale. Da Salt, confermano di aver trovato questo adesivo all’apertura e indicano di averlo rimosso direttamente dalla finestra. Idem per Coop Fusterie che aggiunge l’accoglienza “a tutti i clienti nei nostri punti vendita nel rispetto delle misure di tutela applicabili. Coop rispetta sistematicamente i requisiti delle autorità, che attualmente non includono l’obbligo di presentare un certificato nel commercio al dettaglio,

Illegale prendere di mira i non vaccinati

Interrogato sulla legalità di un divieto d’ingresso rivolto alle persone non vaccinate, il Dipartimento dell’Economia e del Lavoro indica che “le imprese che non vendono principalmente beni di prima necessità e beni di consumo quotidiano potrebbero, in linea di principio, limitare il loro accesso ai clienti a beneficio di un certificato COVID-19. (persone vaccinate, guarite o risultate negative, ndr). Questo è, tuttavia, molto diverso dall’iniziativa dei “cittadini responsabili” volta a vietare l’accesso alle persone non vaccinate. Una tale restrizione all’accesso alle persone vaccinate è discriminatoria e chiaramente non fa parte della strategia della Confederazione”.

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