Sami Kanaan. Media: c’è urgenza!

Sami Kanaan. Media: c’è urgenza!

Sami Kanaan. Media: c’è urgenza!

Il gruppo TX (Tamedia) ha annunciato mercoledì scorso un numero significativo di licenziamenti, oltre a “riorganizzazioni” che fanno rabbrividire. Questo riguarda non solo le persone che lavorano per questi giornali, ma anche la democrazia e la nostra capacità di costruire una società.

Il gruppo mediatico ha annunciato la soppressione di 28 posti su 247 nei suoi titoli di lingua francese in Svizzera (Tribune de Genève, 24 Heures e le Matin Dimanche), il che rappresenta più del 10%. Certo, la situazione dei media è complessa, con un modello di business che fatica a tornare redditizio a causa del passaggio dal “print” (stampati su carta) ai supporti digitali. Tuttavia, non possiamo fare a meno di pensare alla famiglia Coninx e ai suoi numerosi eredi azionisti che traggono profitto senza fare nulla sul lavoro dei giornalisti, come evidenziato da Heidi.news nella sua indagine “Tamedia Papers” nel febbraio 2021. Tutti i segmenti redditizi del gruppo sono raggruppati per aumentare i margini di profitto (tra cui il Swiss Market Group – SMG), privando nel contempo i tradizionali media di una parte significativa dei loro guadagni.

La discussione è ora aperta tra datore di lavoro e dipendenti fino all’8 ottobre, e la mobilitazione dei giornalisti e dei sindacati guidati dal socialista Pierre-Yves Maillard dimostra che possono essere trovate soluzioni. Tuttavia, la minaccia persiste e si sta discutendo, ad esempio, della completa soppressione di una rubrica culturale a Ginevra, anche se questa era una delle perle della Tribune de Genève e svolgeva un ruolo fondamentale per la scena culturale.

Ma al di là della situazione particolare della Tribune, mi preoccupa soprattutto la preservazione del ruolo dei media nella nostra democrazia. Il trattamento professionale dell’informazione, nel rispetto della Carta dei diritti e doveri dei giornalisti, è un elemento essenziale per garantire una società che promuove la trasparenza, combatte la corruzione, garantisce una pluralità democratica e uno stato di diritto solido. Alain Berset, in qualità di Presidente della Confederazione, l’aveva sottolineato molto bene già nel 2018: per combattere le fake news, ci sono solo due cose da fare: rafforzare l’educazione e beneficiare di una forte pluralità di media professionali.

Per quanto riguarda l’educazione, ci sono dei progressi. La consapevolezza è presente, anche se mancano i mezzi, come ho evidenziato con la Commissione federale per l’infanzia e la gioventù di cui faccio parte.

Per i media, la Svizzera è assente. E questo nonostante la scomparsa del titolo francofono con la più alta tiratura (La Suisse) già nel marzo 1994. Quasi 20 anni dopo, la Confederazione sta assistendo al collasso dell’edificio mediatico svizzero e si nasconde dietro una base costituzionale assente per non fare nulla.

La legge federale sul pacchetto di misure a favore dei media proposta nel marzo 2022 dalla Consigliera federale Simonetta Sommaruga era un ottimo primo passo (un recupero da parte della socialista dopo un primo progetto di “legge sui media elettronici” disastroso condotto da Doris Leuthard e che aveva suscitato un’ampia unanimità contro di lui). Purtroppo, la popolazione svizzera ha deciso di respingere questa legge, dopo una campagna ampiamente strumentalizzata. Tuttavia, noto che il Canton Ginevra l’ha approvata al 56,8%, e il risultato svizzero (46%) merita che si riprenda al più presto la questione di un sostegno, eliminando ciò che ha potuto suscitare controversie. Tuttavia, sembra che nulla provenga dal nuovo capo del DETEC, l’UDC Albert Rösti, più impegnato nell’immaginare autostrade che nel lavorare per il futuro democratico del paese.

A livello locale, ci sono iniziative, come il pacchetto di misure di sostegno del Cantone Vaud o i progetti sperimentati dal Cantone Ginevra, che quest’anno offre un abbonamento a un media a ogni giovane di 18 anni. Il Comune di Ginevra ha anche sviluppato negli ultimi anni una serie di sostegni supplementari e locali per sostenere il ruolo cittadino e locale dei media, per la democrazia, per la formazione sulle questioni dell’informazione (borse di sostegno ai media, iniziative educative, gratuità delle cassette nel dominio pubblico, …).

Ma questi aiuti locali non avranno mai – e non sono destinati a questo – la massa critica per colmare l’assenza di un sostegno strutturale che può essere attuato solo a livello nazionale. Molte misure relativamente semplici potrebbero già essere messe in atto, come un maggiore sostegno alla consegna postale (distribuzione mattutina), supporto alla formazione, all’infrastruttura, ai servizi di agenzia, alle iniziative innovative in materia di media elettronici.

Non aspettiamoci passivamente nel nostro dogma neoliberale che tutti i media siano stati acquisiti dall’impero Blocher (25 titoli nel 2017), il politico dell’UDC che ha ben compreso il loro valore trasformandoli in strumenti di propaganda conservatrice e reazionaria! Vediamo i danni di questa concentrazione nelle mani di oligarchi anche in Francia (media di proprietà di Vincent Bolloré), in Inghilterra (stesso con Rupert Murdoch) e in alcuni gruppi molto potenti e conservatori negli Stati Uniti. Investiamo pagando il giusto prezzo per un’informazione democratica plurale, affidabile e aperta!

Sami Kanaan
Consigliere amministrativo della Città di Ginevra