Laura Facini: un’italiana da conoscere a Ginevra

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Laura Facini: un’italiana da conoscere a Ginevra

di Carmelo Vaccaro

Laura Facini, nata nell’affascinante fortezza veneziana di Palmanova, in provincia di Udine, si è laureata in Letteratura e Filologia Italiana all’Università di Padova. Ha ottenuto il doppio titolo di dottorato in Lettere Italiane presso l’Università di Verona e l’Université de Lausanne, con uno studio su Vincenzo Monti traduttore di Voltaire. In seguito ha ottenuto sussidi e borse di studio in diversi paesi: nel 2011-12 è stata borsista del Fondo Nazionale Svizzero all’Università Complutense di Madrid per lavorare sulla poesia del Cinquecento; nel 2013 ha vinto la Fellowship intitolata a Marco Praloran – professore ordinario di Losanna prematuramente scomparso – presso la Fondazione “E. Franceschini” di Firenze, dove si è occupata di poesia della Scuola Siciliana; è stata poi assegnista di ricerca presso l’Università di Verona, dove ha cominciato uno studio sulla poesia siculo-toscana di metà Duecento, ed infine ha appena concluso una collaborazione scientifica presso l’Università di Ginevra grazie alla prestigiosa borsa “Ambizione” del Fondo Nazionale Svizzero, per proseguire il progetto di ricerca sulla poesia delle origini del Duecento.

Durante gli anni di lavoro accademico, ha tenuto numerosi corsi e seminari rivolti agli studenti delle università di Padova, Verona e Ginevra; ha inoltre svolto diverse conferenze di divulgazione scientifica su soggetti letterari per il grande pubblico; e collabora stabilmente con la rivista scientifica internazionale «Stilistica e Metrica Italiana».

Fin dall’adolescenza, si è inoltre sempre impegnata nel mondo del volontariato: ha collaborato con diverse associazioni culturali per la pianificazione e l’organizzazione di manifestazioni letterarie, cinematografiche e musicali, e negli anni della formazione universitaria ha svolto lezioni di italiano come seconda lingua e ha fornito sostegno scolastico e psicologico a minori immigrati da poco residenti in Italia. Attualmente collabora stabilmente con la SAIG e tiene una rubrica fissa su questo stesso giornale.

Quali esperienze ti hanno formato di più durante la tua carriera?

Non sono mai riuscita a separare le esperienze professionali da quelle umane, e dunque direi che durante il mio percorso è stato fondamentale l’incontro con alcune persone, che mi hanno dato moltissimo in termini scientifici, dei veri e proprio Maestri, ma anche dal punto vista personale, offrendomi sostegno, incoraggiamento, amicizia. Anche la mobilità della mia carriera mi ha arricchito moltissimo, in termini di esperienze di vita e di incontri di persone e culture differenti, oltre ovviamente ad ambienti accademici e formazioni scientifiche diverse che ho avuto la fortuna di conoscere e apprendere.

Durante il tuo percorso, quali sono state le maggiori difficoltà incontrate e come le hai affrontate e superate?

Purtroppo, come è noto, lo stato della ricerca scientifica in ambito accademico è in sofferenza: sono pochi i finanziamenti e gli investimenti, specie in un settore come quello delle discipline umanistiche, che vive essenzialmente di contributi pubblici e non attrae grandi interessi privati. Dopo il dottorato ho dovuto quindi impegnarmi a trovare soluzioni meno facili e più lontane per poter continuare questa strada; e devo dire che la Svizzera, con il suo Fondo Nazionale per la Ricerca, è stata una risorsa formidabile, che mi ha permesso prima di lavorare a Madrid, poi qui a Ginevra. Ovviamente queste difficoltà si riversano poi sul piano personale, per cui anche riuscire a costruire una famiglia è stato un traguardo che ho potuto realizzare solo in tempi piuttosto recenti, e che è tuttora in progress.

Cosa ti ha spinto a collaborare con la SAIG?

La mia profonda vocazione sociale. Parallelamente al lavoro accademico di ricerca e insegnamento, ho sempre sentito il desiderio di rendermi utile anche per la collettività, di riservare un impegno all’esterno del mondo universitario, che avesse una ricaduta concreta sulla società. Cambiando spesso paese e città non è stato sempre facile trovare questa possibilità, ma qui a Ginevra la SAIG mi ha permesso di riprendere questo tipo di attività.

Dopo tutto il tuo girovagare per il mondo, sei ancora legata all’Italia?

Certamente. Amo il mio paese, godo e sono fiera delle sue ricchezze, soffro delle sue pene e per le sue problematiche; è ancora “casa”, e poi è il paese dei nonni, dei genitori, dei fratelli, degli amici di lunga data. Credo che l’Italia abbia delle caratteristiche uniche, nel bene e nel male, che fanno parte anche della mia identità, e che all’estero non sempre è facile esprimere. Forse anche il fatto di aver cambiato tanti paesi e città non mi ha permesso di radicarmi veramente in un luogo ed eleggerlo a nuova “casa”.

Qual è il proposito per il futuro, dal punto di vista professionale e personale?

Beh, innanzitutto ora c’è un secondo figlio che sta per nascere, e questa è una prospettiva che inevitabilmente assorbe quasi del tutto il mio pensiero sul futuro. Più a lungo termine, non so ancora bene quale sarà la mia strada; ma certamente un punto fermo sarà, parallelamente ai miei interessi letterari e più in generale culturali, l’impegno sociale, l’aiuto agli altri, la disponibilità all’ascolto. E questo lo intendo sia come una possibile attività lavorativa nuova o parallela, sia all’interno del lavoro accademico, dove trovo fondamentale che gli insegnanti e gli studiosi più agés si impegnino per gli studenti, per i giovani ricercatori, per il futuro dell’università e della ricerca.

Ringraziando la Prof.ssa Facini per il tempo che ci ha messo a disposizione, le auguriamo un futuro pieno di successi e soddisfazioni.