I corsi di cucina SAIG riprendono a pieno ritmo

I corsi di cucina SAIG riprendono a pieno ritmo con gli arancini siciliani

Il periodo di pandemia, durato due anni, ha allontanato in più occasioni le nostre aspiranti cuoche professioniste, ma lo scorso 24 febbraio, con l’allentamento delle disposizioni sanitarie, i corsi sono iniziati a pieno ritmo con la stessa armonia che questa attività conosce ormai da tempo.

A richiesta di alcune frequentatrici, la scelta è caduta su una icona culinaria siciliana quale l’“arancino” o “arancina”. Naturalmente, in periodo di Carnevale, non sono mancate le “chiacchiere” come dolce carnevalesco.

Come si usa fare in questo corso, le pietanze sono sempre rivisitate con qualche cambiamento a seconda dei cuochi che realizzano le ricette. In questa occasione, i cuochi Antonio Bello e Giuseppe Pelleriti hanno proposto, oltre al classico ripieno di carne macinata, piselli e mozzarella, un ripieno alternativo, eseguito con spinaci, caciocavallo, carote e parmigiano. Si potrebbe dire che in questo corso si va alla ricerca di nuovi sapori, cercando di arricchire le pietanze con ingredienti nuovi.

Arancina a Palermo, arancino a Catania: il derby dura da decenni. L’Accademia della Crusca si è espressa – ma alla fine sono sempre “palle di riso”

È stata l’Accademia della Crusca a mettere tutti d’accordo sul nome delle palle di riso. Sulla questione si è pronunciata ufficialmente: “Il gustoso timballo di riso siculo deve il suo nome all’analogia con il frutto rotondo e dorato dell’arancio, cioè l’arancia, quindi si potrebbe concludere che il genere corretto è quello femminile: arancina. Ma non è così semplice”. Seguiamo il ragionamento della Crusca: “Nel dialetto siciliano, come registrano tutti i dizionari dialettali, il frutto dell’arancio è aranciu e nell’italiano regionale diventa arancio”. Quindi “arancinu” nel dialetto siciliano era ed è declinato al maschile, come attestano entrambi i vocabolari ottocenteschi sopra citati.