Don Angelo Pede: da Botrugno a Ginevra
Don Angelo Pede, parroco del paese salentino di Botrugno, accompagnato da Don Gigi, durante una visita a Ginevra ha fortemente desiderato incontrare la comunità di botrugnesi residente nella città svizzera. Ad accogliere i sacerdoti salentini sono stati tre membri ben conosciuti della comunità italiana ginevrina: Antonio Bello, Vincenzo Manzo e Oronzo Vergari.
“La Notizia di Ginevra” non poteva mancare l’occasione di raccontare questo emozionante momento di condivisione tra compaesani del piccolo paese di Botrugno, che conta circa 2622 abitanti. Abbiamo quindi chiesto a Don Angelo di raccontarci la sua esperienza durante questo incontro con i suoi concittadini.
“- Sono venuto a Ginevra da Botrugno con un obiettivo: incontrare i miei concittadini botrugnesi. Per quattro giorni mi sono immerso nelle loro vite, ascoltando le loro storie, condividendo la loro fede. Ogni sera era un ritrovo speciale. Ci scambiavamo notizie, ci consolavamo a vicenda, e soprattutto, ci raccontavamo le nostre vite. Vite che si sono intrecciate con il filo della speranza. Come diceva Italo Calvino: “Ogni incontro è un incontro tra universi, e in ogni incontro qualcosa di nuovo nasce.”
Lasciare la propria terra, la famiglia, gli amici… non è mai facile. Ma lasciare Botrugno, con il suo ritmo lento e la sua pace, per la frenesia di una città… questo lascia un segno indelebile. Eppure, qui a Ginevra, hanno trovato un modo per resistere, per continuare a sentirsi uniti. Hanno trovato un nuovo equilibrio, una nuova casa, pur non dimenticando mai le radici che li legano a un altro luogo, a un altro tempo.
Certo, ci sono le difficoltà, le sfide di un nuovo lavoro, di una nuova lingua, di una nuova cultura. Ma c’è anche la forza di chi non si arrende, di chi costruisce una nuova casa lontano da casa.
Molti di loro hanno sacrificato tutto, persino la spensieratezza della giovinezza. Ragazzi che hanno lasciato la scuola, la famiglia, per cercare un futuro migliore. Le loro storie sono storie di coraggio, di resilienza, di una speranza che brucia più forte di ogni nostalgia.
Ma più di ogni altra cosa, ho visto in loro il desiderio di riscatto. Non si sono arresi alla sorte, hanno lottato, hanno costruito una nuova vita. E questo è un esempio per tutti noi. La loro unione, il desiderio di non essere soli in questo cammino, è ciò che li ha resi più forti, più determinati.
Sono stato accolto con un calore e una generosità che mi hanno profondamente commosso. La loro testimonianza mi ha riempito il cuore. Mi ha ricordato il coraggio di chi cerca una vita migliore, senza dimenticare le proprie radici. “La vera patria è quella in cui si trova il cuore”, scriveva Edmondo De Amicis, e questa comunità, pur lontana dalla propria terra, ha trovato un angolo di patria dove il cuore può battere forte.
Porterò per sempre nel cuore il calore di questi incontri, la forza di questa comunità, e il loro desiderio di riscatto che è un esempio per tutti noi. Perché, come diceva Antoine de Saint-Exupéry: “Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.” E la loro forza, la loro speranza, la loro resilienza, sono l’essenziale che rende speciale ogni incontro.
Papa Francesco, in una delle sue omelie, ci ha ricordato: “Non possiamo essere indifferenti di fronte alla sofferenza degli altri. La speranza non è una semplice illusione, ma è un segno di solidarietà e di un futuro migliore che possiamo costruire insieme.” E in questi concittadini, ho visto una speranza concreta, che si costruisce ogni giorno, tra sfide e sacrifici, ma sempre con il cuore rivolto al futuro.” –
Ringraziamo Don Angelo e lo aspettiamo a braccia aperte per una prossima occasione.
La Redazione