Romano Prodi a Ginevra: “Le sfide democratiche dell’Europa in un mondo bipolare”

Romano Prodi a Ginevra: “Le sfide democratiche dell’Europa in un mondo bipolare”

di Marco Rigamonti
per “La Notizia di Ginevra”

Lo scorso martedì 17 settembre, l’Università di Ginevra ha avuto l’onore di ospitare l’ex Presidente della Commissione Europea e già Presidente del Consiglio Italiano, Romano Prodi, per una conferenza sul tema “Le sfide democratiche dell’Europa”. Questo evento, che ha aperto ufficialmente il semestre autunnale dell’ateneo, ha visto la partecipazione di studenti, professori e figure di spicco del mondo accademico.

La conferenza è iniziata con i saluti istituzionali della Rettrice dell’Università, Mme Audrey Leuba, e della Direttrice del Centre Sidjanski, Mme Catherine Hoeffler, che hanno sottolineato l’importanza della riflessione sulle sfide politiche e democratiche che l’Europa si trova ad affrontare.

Un mondo sempre più bipolare

Prodi, nel suo intervento, ha descritto con chiarezza il radicale cambiamento economico e politico che sta ridisegnando gli equilibri globali. Ha evidenziato come il mondo stia diventando sempre più “bipolare”, con due blocchi contrapposti: da un lato il modello “occidentale” guidato dagli Stati Uniti, e dall’altro il modello “autoritarista” dominato dalla Cina.

Prodi ha ricordato che fino a pochi anni fa, la globalizzazione ed il mercato mondiale erano considerati strumenti per unire nazioni e sistemi economici diversi, favorendo la pace e la collaborazione. Tuttavia, questo ideale ha lasciato il posto a tensioni sempre più forti, dovute alle divergenze ideologiche tra democrazie occidentali e regimi autoritari. Queste due visioni del mondo stanno arrivando a uno scontro diretto: da un lato, si sostiene il concetto di “democrazia esportabile”, dall’altro, la presunta superiorità del sistema autoritario.

Il confronto economico tra Cina e Occidente

Oltre all’aspetto ideologico, Prodi ha sottolineato come la competizione tra Cina e Occidente sia anche economica. La Cina, pur con una crescente domanda di risorse naturali (come minerali e petrolio), ha sviluppato una politica estera efficace per sostenere la propria espansione economica. In particolare, ha rafforzato le sue alleanze con paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa, dove ha assunto un ruolo economico di primo piano, mentre la Russia si è posta come partner militare in molti Paesi del continente.

Al contrario, l’Occidente, nonostante disponga di maggiori risorse, fatica a sviluppare una politica estera coesa. Gli Stati Uniti, da un lato, sono frammentati nella loro visione globale, mentre l’Europa, pur essendo un leader in ambiti come l’innovazione legislativa e tecnologica, non riesce a esercitare un’influenza politica significativa in molte aree strategiche. Un esempio è ancora l’Africa, dove la presenza in campo economico o militare dei Paesi occidentali è di nuovo percepita come sinonimo di colonialismo e autoritarismo, alimentando una narrativa che favorisce i veri regimi autoritari.

Le conseguenze della globalizzazione e il ruolo dell’Europa

Secondo Prodi, la globalizzazione ha profondamente scosso le strutture politiche ed economiche globali, in particolare per la classe media occidentale. La delocalizzazione delle produzioni verso la Cina ha causato una perdita di opportunità lavorative e una riduzione del potere economico delle classi medie in molti paesi europei. In risposta a queste sfide, molti paesi europei hanno assistito a un ritorno del ruolo dello Stato nelle politiche economiche, con la riapparizione di sussidi nazionali che erano scomparsi da decenni. Tuttavia, questo fenomeno ha anche portato a una frammentazione politica: i grandi partiti storici europei sono in declino, mentre aumentano le coalizioni politiche instabili e polarizzate, come si può vedere in Germania o in Italia. In particolare, in Italia, Prodi ha sottolineato come la continuità politica sia ormai scomparsa, con governi che si succedono senza una visione comune, cosa che invece accadeva fino a una quindicina di anni fa, nonostante le differenze tra le varie coalizioni.

Questo scenario, secondo Prodi, ha limitato il potere decisionale dell’Unione Europea, spostando il baricentro dal livello sovrannazionale della Commissione Europea, struttura sovrannazionale, al Consiglio d’Europa, struttura inter-governamentale, dove prevalgono gli interessi nazionali dei singoli Paesi membri.

Il potenziale dell’Unione Europea

Nonostante le difficoltà, Prodi ha riconosciuto il ruolo cruciale dell’Unione Europea nel guidare innovazioni legislative, economiche e culturali, specialmente in settori come la transizione ecologica, i diritti civili e la regolamentazione dell’intelligenza artificiale. Tuttavia, l’UE ha ancora una scarsa influenza politica su questioni internazionali come il Medio Oriente, la Libia e l’Ucraina. Questo principalmente a causa del diritto di veto che impedisce una politica estera comune. Prodi ha sottolineato che, se l’Unione sfruttasse meglio le sue potenzialità, potrebbe giocare un ruolo centrale come mediatore internazionale, anche grazie a un bilancio militare dei 27 Paesi, che è comparabile a quello della Cina.

Conclusione: una democrazia paziente

Romano Prodi ha concluso il suo intervento invitando l’Europa a rompere con il passato e sviluppare una visione pIù coesa in politica estera ed economica, per affrontare le nuove sfide del futuro e difendere la democrazia, che, secondo lui, deve imparare ad essere “paziente”.

Al termine della conferenza, l’ex Presidente ha dialogato con un gruppo di dottorandi dell’Università di Ginevra, nell’ambito di uno scambio accademico tra il Centre Sidjanski, il Global Studies Institute e la Facoltà di Lettere. La serata si è conclusa con una sessione di domande dal pubblico, che ha dimostrato il grande interesse per i temi trattati.