Ilaria Di Resta: Covid e cambiamento climatico

Ilaria Di Resta: Covid e cambiamento climatico

Covid e cambiamento climatico

della Dott.ssa Ilaria Di Resta

Almeno dalle nostre parti la vaccinazione di massa procede spedita, iniziando a farci tirare un respiro di sollievo. Quindi questo mese voglio soffermarmi sulle possibili cause di questa pandemia e sul perché diversi scienziati ipotizzano che nuove pandemie possano ancora verificarsi in futuro.

Diverse fonti sostengono che il cambiamento climatico abbia influenzando la diffusione del Covid-19 e, anche se mancano prove dirette che questi drastici cambiamenti hanno portato a nuovi equilibri all’interno degli ecosistemi, modificando il modo in cui l’uomo si relaziona con le altre specie sulla Terra, di fatto favorendo la pandemia. In poche parole, l’alterarsi del clima e le conseguenti abitudini di diverse specie animali incluso l’uomo, non solo provocano modifiche dell’habitat, ma sembrano aver favorito la diffusione del Covid-19. Ma procediamo per ordine.

Stiamo assistendo ad una sistematica distruzione dell’ambiente, la deforestazione dell’Amazzonia non è mai stata così intensiva come negli ultimi anni, le emissioni di anidride carbonica nell’aria sono altissime, anche in quest’ultimo anno, nonostante il confinamento e il blocco dei voli per diversi mesi. Ogni anno abbiamo temperature massime sempre più alte e alternanza di temperature estremamente basse e temperature sopra la media. A causa dell’innalzamento delle temperature globali, il Circolo Polare Artico sta perdendo la sua conformazione con zone di disgelo ogni anno maggiori e perdita del permafrost, lo strato di suolo perennemente ghiacciato, cosa che tra l’altro potrebbe provocare il rilascio di virus e batteri antichi rimasti dormienti per millenni. Al Circolo Polare Artico, le temperature stanno aumentando circa tre volte più velocemente rispetto al resto del mondo. Altro dato interessate è che negli ultimi 10 anni gli anziani morti a causa dall’innalzamento delle temperature sono aumentati del 53.7% ed un recente articolo ci informa che un terzo delle morti da innalzamento della temperatura sono direttamente correlate ai cambiamenti climatici indotti dall’uomo.

Il cambiamento climatico sta modificando l’habitat naturale di diverse specie animali che si spingono sempre più in zone nuove alla ricerca di cibo e acqua. D’altra parte in alcune zone del mondo l’acqua è diventata una risorsa scarsa e preziosissima, con gravi crisi di siccità. Questo porta non solo ad una perdita di biodiversità, cioè di varietà di animali che non riescono più a trovare le fonti di sostentamento, ma all’impoverimento degli ecosistemi. Animali che prima vivevano in zone non accessibili all’uomo ora si trovano a stretto contatto con lui, favorendo la diffusione di virus (come il coronavirus), batteri e altri parassiti tipicamente animali, all’uomo.

Inoltre, ci sono ormai diversi studi che evidenziano l’esistenza di un legame tra l’inquinamento dell’aria – sia causa che conseguenza del cambiamento climatico – ed i tassi di infezione e di mortalità da Covid. D’altra parte è ormai nota l’influenza negativa dell’inquinamento sul sistema immunitario con conseguente incremento delle malattie infiammatorie croniche come le allergie e le malattie autoimmuni, che aumentano ogni giorno di più. In generale, il rapporto tra l’inquinamento dell’aria e le malattie respiratorie e croniche (ad esempio il diabete) è ampiamente dimostrato e in questi mesi abbiamo anche imparato che persone che soffrono di queste patologie sono tra i soggetti più vulnerabili al Coronavirus. Inoltre, alcuni studi hanno ipotizzato che il particolato atmosferico potrebbe favorire la diffusione in aria del Covid-19, anche se questo è un dato ancora controverso.

Certo è che il cambiamento climatico ha già creato delle condizioni più favorevoli per la diffusione di alcune malattie infettive, come quelle trasmesse dalle zanzare (malaria e dengue) che si ritrovano a latitudini alle quali non eravamo abituati a vederle. Questi cambiamenti sono come delle autostrade che favoriscono la diffusione di patogeni in zone nuove e di fatto hanno contribuito anche alla comparsa e diffusione del coronavirus. Questo in sintesi è il motivo per cui diversi scienziati ci mettono in guardia su possibili future pandemie.

Proprio per quanto scritto, la cosa che colpisce di più oggi è che la scarsa collaborazione vista nel cercare delle strategie globali per combattere l’inquinamento e ridurre l’impatto ambientale, va di pari passo con la scarsa collaborazione nel prendere decisioni concertate tra i diversi paesi per combattere la pandemia. In entrambi i casi manca la visione di uno scopo comune, ogni paese prende delle decisioni singole, che purtroppo non necessariamente danno i risultati sperati, se non diventano una regola collettiva. Tutti i paesi, nessuno escluso, hanno reagito alla pandemia da Covid-19 lentamente e con metodi ancora arcaici, con isolamento indiscriminato, chiusura delle attività commerciali, limitazioni delle libertà individuali, cioè come i lazzaretti all’epoca epoca della peste.

Per arginare il virus, sarebbe stato un ottimo inizio mettere a punto immediatamente dei sistemi di test e monitoraggio di possibili portatori/positivi con la quarantena dei soggetti infetti, invece di fermare le attività in modo indiscriminato e mettere regole rigide tipo coprifuoco. L’impatto economico e psicologico di questi lunghi mesi di sacrifici sarà visibile nei prossimi mesi e porterà strascichi per anni.

Manca completamente una visione di salute globale cosi come della salvaguardia di un bene comune come quello del clima del nostro pianeta che riguarda tutti. Serve agire il più velocemente possibile e in modo coordinato, mi auguro che questa lezione sia servita a chi ci governa per prendere decisioni lungimiranti.

Ma ognuno di noi può e deve contribuire quindi, ancora una volta, ricordo l’importanza di vaccinarsi per proteggere non solo noi stessi, ma i soggetti vulnerabili. Gli ultimi dati ci riferiscono che ad oggi per le persone vaccinate il rischio di contagio è diminuito dell’80% e la mortalità è stata ridotta del 95% grazie alle vaccinazioni. Vaccinarsi non esclude la possibilità di ammalarsi, ma protegge da esiti gravi e letali e aiuta a bloccare la propagazione del virus.