Mattmark: dopo la narrazione scientifica, quale lavoro sulla memoria?
Nella Città di Sion, nel cuore del Vallese, l’11 aprile scorso, in una sala gremita e attenta, si è svolta una serata carica di emozione e di significato, promossa dall’Associazione ItaliaValais e dal Comitato ad hoc Mattmark. La conferenza, dal titolo evocativo “Mattmark: dopo la narrazione scientifica, quale lavoro sulla memoria?”, ha rappresentato non solo l’inizio delle celebrazioni per il 60° anniversario della tragedia di Mattmark, ma anche un invito a ripensare il modo in cui si conserva e si tramanda la memoria collettiva.
A moderare l’evento è stato Domenico Mesiano, presidente tanto dell’Associazione quanto del Comitato ad hoc, vera anima propulsiva di questo percorso. Accanto a lui, voci di primo piano del panorama istituzionale e accademico: Michele Scala, Presidente del Com.It.Es. Vaud-Valais e Coordinatore dell’InterComites Svizzera; l’On. Toni Ricciardi, storico dell’emigrazione italiana e deputato del Partito Democratico eletto nella Circoscrizione Estero; e Sandro Cattacin, professore di sociologia presso l’Università di Ginevra.
Tutti insieme hanno portato prospettive diverse ma convergenti su un tema centrale: come costruire, oggi, una memoria attiva, capace non solo di onorare il passato ma anche di illuminare il futuro.
Una tragedia che parla ancora
Il 30 agosto 1965 una valanga di ghiaccio e detriti si abbatté sul cantiere della diga di Mattmark, inghiottendo vite, sogni e speranze. Ottantotto lavoratori persero la vita, 56 dei quali italiani. Mattmark è, ancora oggi, una delle più gravi tragedie sul lavoro della storia svizzera e, in Europa, seconda solo al disastro di Marcinelle.
Non fu solo un evento naturale: fu il prodotto di scelte, di negligenze, di una visione dell’uomo come mero strumento economico.
Ed è proprio su questo che si è concentrata la riflessione della serata: la necessità di andare oltre la semplice narrazione storica, per far sì che la memoria diventi strumento di responsabilità civica e politica. «Non basta ricordare i fatti — ha affermato Domenico Mesiano — occorre capire, interiorizzare, tradurre il ricordo in azioni concrete. Motivare istituzioni e decisori politici ad adottare strategie che pongano al centro la dignità della persona umana: questa è la vera eredità che vogliamo costruire».
I progetti per il 60° Anniversario
In questo contesto è stata presentata la nuova edizione del catalogo storico, arricchita da documenti inediti, frutto di nuove ricerche condotte in collaborazione con storici e archivisti. È stato inoltre proiettato un estratto del documentario realizzato da Nicolas Brun e Stéphane Marti, che offre una narrazione moderna e intensa della tragedia, capace di collegare la dimensione storica a interrogativi attuali.
Ma l’iniziativa più ambiziosa emersa durante la conferenza è la volontà, condivisa tra l’Associazione ItaliaValais, il Comitato ad hoc, le istituzioni italiane e valesane, la Facoltà di Sociologia dell’Università di Ginevra e l’On. Toni Ricciardi, di creare un polo museale permanente. Un luogo fisico e simbolico, dove conservare la memoria delle vittime, raccontare la storia dell’emigrazione italiana in Svizzera, riflettere sulle condizioni dei lavoratori migranti ieri e oggi. Un museo che non sarà solo un deposito di ricordi, ma un laboratorio vivo di cittadinanza, educazione e dialogo intergenerazionale.
Una serata intensa, tra memoria e futuro
La serata ha visto la presenza di figure istituzionali di rilievo, a testimonianza del peso dell’iniziativa: René Constantin, Direttore del Théâtre de Valère; S.E. Gian Lorenzo Cornado, Ambasciatore d’Italia a Berna; Nicoletta Piccirillo, Console Generale d’Italia a Ginevra e Franz Ruppen, Presidente del Governo del Canton Vallese, oltre a numerose autorità locali, rappresentanti del mondo associativo e della comunità italiana.
Gli interventi di Domenico Mesiano e Stéphane Marti, co-curatori della mostra e del catalogo, hanno delineato gli obiettivi e i contenuti dei progetti in programma per il 2025: eventi, mostre itineranti, pubblicazioni, attività educative e, soprattutto, la realizzazione del polo museale, che sarà al centro delle celebrazioni.
Non si è trattato solo di ricordare chi ha perso la vita sotto il ghiaccio di Mattmark, ma di onorare il loro sacrificio con un impegno concreto per una società più giusta e consapevole.
Come ha ricordato l’On. Ricciardi, «la memoria, se è viva, diventa progetto: non un peso, ma una forza che spinge verso il futuro».