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Michele Uva, un italiano da conoscere a Ginevra e in Svizzera

Dirigente sportivo dal 1985, Michele Uva, dopo la laurea conseguita all’Università di Bologna, ha costruito una brillante carriera sia in Italia che a livello internazionale, ricoprendo ruoli di vertice nel calcio, nella pallavolo, nella pallacanestro e nel Comitato olimpico italiano. È stato Presidente della Lega Pallavolo Serie A femminile e Vicepresidente della UEFA. Autore di sette libri, l’ultimo dei quali, Soldi vs Idee, è stato pubblicato da Mondadori, ha firmato anche numerose pubblicazioni in ambito socio-economico. Il Financial Times lo ha definito “one of Europe’s most powerful football executives”. Insignito dalla Repubblica di San Marino del titolo di Cavaliere dell’Ordine di Sant’Agata.

Dal 2021 ricopre il ruolo di Executive Director della UEFA, con responsabilità nell’ambito della sostenibilità sociale e ambientale mentre a giugno 2025 è stato anche incaricato di dirigere, per conto della UEFA, gli Europei di calcio del 2032 che si svolgeranno in Italia.

Relatore in numerosi eventi a carattere internazionale (COP28, Nazioni Unite, EXPO 2025, WEF e in numerose università europee), attualmente è membro del Trustee di UEFA Foundation, dell’Executive board della Football for the Goals Foundation e del board della Camera di Commercio Italia – Svizzera di Ginevra.

La Notizia di Ginevra ringrazia Michele Uva per l’opportunità di incontrarlo e farlo conoscere meglio agli italiani di Ginevra e non solo.

– Le è stato recentemente affidato dalla UEFA il ruolo di responsabile UEFA per l’organizzazione di UEFA EURO 2032 in Italia. Con quale spirito affronta questo prestigioso incarico internazionale?

Con lo spirito di sempre, fatto di professionalità, responsabilità e passione. Essendo un incarico UEFA con un impatto sul mio Paese di nascita, è ovvio che l’incarico lo svolgerò con un sentimento anche di orgoglio. Non nascondo le difficoltà legate soprattutto all’identificazione dei 5 stadi che dovranno avere i requisiti necessari per ospitare le partite del terzo evento al mondo per dimensione sportiva ed economica. L’Italia ha un ritardo evidente per quanto riguarda le infrastrutture e spero che EURO 2032 possa essere il traino per avviare un percorso per dotare il calcio italiano di una nuova generazione di stadi, investimenti utili per la competitività a lungo termine.

– Gli Europei e le finali UEFA stanno diventando sempre più “green”: quali best practice avete adottato?

Da tre anni ogni evento UEFA ha una strategia ESG (ambientale, sociale e di governance) che guida le azioni concrete sviluppate durante il loro svolgimento e anche dopo. Non parlo solo dei grandi eventi UEFA come gli Europei femminili e maschili, ma anche quelli giovanili. Le tre componenti ESG si integrano e lavorano sinergicamente per ridurre l’impatto ambientale e far crescere quello sociale. Se dovessi scegliere il punto più critico parlerei della mobilità. Coinvolgere e responsabilizzare i tifosi, le squadre, noi organizzatori, partner commerciali ad utilizzare modalità ad impatto ridotto (uso di mezzi pubblici, biciclette, percorsi pedestri, car-sharing etc) diventa fondamentale per creare una modalità virtuosa che poi potrà e dovrà essere utilizzata anche nella vita di tutti i giorni.

– Quali sono le principali iniziative promosse dalla UEFA per ridurre l’impatto ambientale degli eventi calcistici?

Ho parlato nella risposta precedente di quello che la UEFA fa per i propri eventi, ma è ovvio che l’effetto a cascata sulle 55 federazioni UEFA, sulle oltre 40 leghe europee, sui club professionistici così come quelli amatoriali, rappresenta la vera sfida per ottenere risultati concreti e dal notevole impatto. Ma collegandolo sempre alla domanda precedente, per convincere i tuoi stakeholder ad essere virtuosi come prima cosa devi farlo tu. Lead by example…

– Esistono programmi specifici per promuovere pari opportunità e diversità nel calcio europeo?

Pari opportunità sono insite nella filosofia dello sport così come i principi dell’inclusione sono parte del DNA. Lo stiamo vedendo in Svizzera durante questo bellissimo Europeo. Lo sport femminile vuole dire crescita sportiva ma soprattutto crescita sociale e culturale. Anche qui non servono azioni isolate ma un programma articolato con obiettivi chiari e raggiungibili. Essere da esempio per una società civile sempre più frazionata e intollerante fa parte della nostra strategia.

– Qual è la visione a lungo termine della UEFA per rendere il calcio europeo davvero sostenibile?

Avere un processo chiaro. Servono persone preparate, una strategia chiara con obiettivi definiti, un piano di azione concreto, poi serve misurare i risultati, analizzarli e renderli pubblici. Se si dovesse saltare uno solo di questi passaggi, tutto potrebbe diventare vano e privo di impatto.

– Qual è la visione futura, personale e professionale, di Michele Uva?

Quella che ho dal primo giorno di lavoro che quaranta anni fa iniziai a Bologna. Vedere e non guardare, ascoltare e non parlare, anticipare il futuro e non subirlo, ma soprattutto servire la società per la quale lavoro, costruendo valore e creando impatto. Di certo finirò la mia carriera dedicandomi alla crescita delle nuove generazioni di manager. I giovani sono il futuro che non vedremo.

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