Decreto sulla cittadinanza: il Decreto della Vergogna!
Con 137 voti favorevoli, 83 contrari e 2 astenuti, la Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva il Decreto-Legge n. 36 del 2025, contenente disposizioni urgenti in materia di cittadinanza. È stato un voto che ha lasciato un segno profondo non solo nella politica, ma anche nelle comunità italiane nel mondo.
In quello stesso momento, si è celebrata quella che è stata definita con forza “la Giornata della Vergogna”. Questa espressione, che non nasce da me ma dall’On. Toni Ricciardi, parlamentare del Partito Democratico eletto all’estero, ben sintetizza lo sdegno e la frustrazione di milioni di italiani nel mondo.
L’urgenza con cui questo decreto è stato imposto rappresenta l’ennesima manifestazione dell’accanimento ideologico e politico che questo governo sta dimostrando nei confronti degli italiani all’estero. Dietro il paravento della “semplificazione” e del “contrasto agli abusi”, si cela un attacco frontale alla storia, alla memoria e all’identità degli italiani emigrati e dei loro discendenti.
Personalmente, non posso tacere. Non posso restare in silenzio di fronte a una norma che calpesta la dignità dei nostri connazionali all’estero: persone che hanno contribuito in modo decisivo alla costruzione dell’Italia moderna, spesso a costo di enormi sacrifici, affrontando discriminazioni, fatiche e solitudine.
Sono uomini e donne che l’Italia non è stata capace di trattenere entro i suoi confini, restando inerme di fronte alle partenze di massa.
Storie di una nazione che ha tratto beneficio dall’emigrazione di milioni di italiani, strappati ai loro affetti e destinati a vite lontane, dalle quali non tutti hanno fatto ritorno.
Il decreto interviene modificando in modo radicale e restrittivo la Legge n. 91 del 5 febbraio 1992, che regolamenta l’acquisizione della cittadinanza italiana. In particolare, il governo ha introdotto disposizioni che limitano il principio dello “iure sanguinis”: d’ora in poi, i figli e i discendenti di cittadini italiani nati all’estero potranno ottenere la cittadinanza solo se non sono in possesso di un’altra cittadinanza al momento della nascita, salvo rare eccezioni (ancora poco chiare) come nel caso in cui la cittadinanza straniera sia stata acquisita per motivi di rifugio o apolidia.
Inoltre, introducono la retroattività delle modifiche: le nuove regole si applicano anche ai procedimenti di riconoscimento della cittadinanza italiana attualmente in corso e a quelli pendenti presso le autorità consolari e i tribunali. Questo significa che migliaia di domande, già depositate da anni, potrebbero essere respinte o annullate.
Palesemente il decreto rappresenta un attacco senza precedenti ai diritti degli italiani all’estero. Si spezza il principio del legame di sangue e si rompe un patto di fiducia tra lo Stato italiano e le sue comunità emigrate. La cittadinanza non è un favore, ma un diritto naturale per chi discende da italiani e vuole mantenere vivo quel legame.
Le opposizioni, con il Partito Democratico in testa, si sono opposti con decisione, denunciando un uso improprio dello strumento della decretazione d’urgenza. In una nota ufficiale, il PD ha affermato:
“Le critiche a questo provvedimento sono sia di metodo che di merito. Sul metodo, perché si è fatto ricorso a un decreto-legge in palese violazione dell’articolo 77 della Costituzione, che consente al governo di legiferare con decreti solo in presenza di casi straordinari di necessità e urgenza. Qual è l’urgenza che giustifica la modifica di una legge del 1992, che regola l’accesso alla cittadinanza per i discendenti degli emigrati italiani?
Sul merito, perché si interviene su un diritto fondamentale – quello della cittadinanza – senza una discussione parlamentare seria, ignorando decine di proposte di legge già depositate nelle Commissioni competenti. Un tema così delicato avrebbe meritato un ampio dibattito, pubblico e istituzionale.”
Gli eletti all’estero del Partito Democratico, insieme a molte altre forze sociali e associazioni italiane nel mondo, hanno denunciato con forza questo decreto. L’On. Toni Ricciardi ha chiuso il suo intervento parlamentare con un discorso accorato, definendo il 25 maggio 2025 come “il Giorno della Vergogna”. Un giorno in cui il Parlamento italiano ha voltato le spalle a milioni di italiani che vivono fuori dal Paese, ma che continuano a sentirsi profondamente legati all’Italia, alla sua cultura, alla sua lingua, alla sua storia.
In Aula, durante la dichiarazione di voto contrario del PD, il deputato Toni Ricciardi, eletto nella ripartizione Europa, ha pronunciato parole forti e appassionate:
“È l’emigrazione la nostra vera identità collettiva. Che cosa significa italianità? Dove la troviamo? Nelle comunità all’estero, nella lingua, nelle tradizioni, nell’italiano parlato in Brasile o in Argentina? Se vogliamo davvero una definizione comune, è solo una: l’emigrazione è l’esperienza collettiva che ci unisce.” E ha lanciato un appello accorato.
Come spiegherete ai bellunesi, veneti, bergamaschi, umbri, lucchesi, marchigiani, abruzzesi, siciliani, laziali, cilentani, salentini e calabresi che i loro figli e nipoti, doppi cittadini, rischiano di non essere più italiani? A chi ha insegnato mestieri in Europa, inventato il fish and chips, fatto conoscere la pizza, lavorato nelle fabbriche tedesche e pagato con la vita a Marcinelle… ora dite che non potranno più trasmettere l’identità italiana. Date la cittadinanza a Milei, ed ai figli e nipoti di Marcinelle?
Concludo con un appello: non si cancellano con un decreto la memoria e il diritto all’identità. Gli italiani nel mondo sono parte integrante della nostra nazione. Difendere i loro diritti significa difendere l’Italia stessa.
Noi stiamo con le italiane e gli italiani all’estero. E continueremo a difenderne i diritti.”
Gli italiani all’estero meritano molto di più di queste umiliazioni che centrano la dignità di milioni di italiani e le loro discendenze.